Nelle fonti francescane si parla di una chiesa francescana in costruzione ad Ortona, mentre viveva San Francesco che si sarebbe imbarcato dal porto di Ortona, nel suo primo tentativo di raggiungere l'Oriente per convertire i musulmani.
Il viaggio si concluse in "Schiavonia" per una tempesta.
Il Santo dovette tornare indietro e dirigersi verso Ancona con altri naviganti.
San Francesco farà un secondo tentativo partendo da Ancona e un terzo via terra. Soltanto nel 1219-20 realizzò il suo sogno, partendo
con i crociati dal porto di Brindisi. Non sappiamo se abbia raggiunto Brindisi via mare o via terra.
Comunque aveva già fondato il suo ordine religioso che si divise in due nel 517 (minori e conventuali) e in tre nel 1528 (minori, conventuali e cappuccini).
Ad Ortona, la prima chiesa francescana fu completamente distrutta, ma restano quella dei cappuccini vicino al cimitero e quella dei
conventuali, oggi abbandonata, visibile da via Morosini, dove abitavano famiglie veneziane, immigrate in Ortona per la rilevanza commerciale che il porto di Ortona aveva assunto.
Nella biblioteca comunale di Ortona, si conserva tutt'oggi un testo, redatto dall'autore veneziano Sanudo, sulla storia della nostra città.
Pertanto, via Morosini, nella sua varietà urbanistica, peraltro non sempre conservata adeguatamente secondo le origini, anche oggi,
continua a raccontare le vicende del passato.
Spesso coincidono con la tradizione orale trasmessa dalle generazioni. Infatti, la famiglia Di Nucci Tommaso, che possiede una parte del palazzo, situato oggi su questa strada, ha raccolto dagli antenati alcune notizie, che rientrano a pieno titolo nei fatti storici documentati.
In quel palazzo abitò una piccola comunità di suore francescane, da quattro a sei consorelle.
Il fatto è da ritenere attendibile per diverse ragioni:
- il locale antico era chiaramente strutturato proprio per una comunità;
essa si dedicava al servizio della chiesa di S. Francesco e dei frati Conventuali, come di fatto successe in molte altre città nello stesso
periodo storico;
- la piccola comunità religiosa non viene riportata dai cronisti storici locali perchè non impegnata in opere di evangelizzazione e formazione.
Ma cè un altro elemento che conferma la tradizione.
Nel 1583 quando Margherita d'Austria si affaccio dalla finestra del palazzo de Santis, dove era ospite, ammirò non solo il panorama,
ma la Sede vescovile e otto monasteri, dei quali sono stati tramandati solo alcuni nomi.
Sicuramente tutti i palazzi della zona nascondono tra le loro pietre molte tracce di vita del passato, anche se non opportunamente catalogate.
La Dimora di Tommaso Apartment presenta all'interno, ancora oggi, segni visibili emersi a seguito di una recente ristrutturazione: un arco di piccola cappella, rivolta verso la chiesa di S. Francesco tenuta dai frati conventuali fino alla prima decade del 1800, quando furono costretti ad abbandonare il convento e altri elementi dell'epoca che le conferiscono l'alto interesse storico.
La nostra famiglia ha gelosamente conservato nel tempo l'inginocchiatoio e l'immagine di S. Francesco, disegnata su tela.
Le pietre dei muri divisori e portanti, opportunamente lasciati scoperti, da soli testimoniano tutt'oggi il loro passato.
Tratto dal libro " PORTO CERCASI" scritto dalla Storica Prof.ssa Emilia Polidoro